Otto Weidt, lo Schindler di Berlino, un giusto tra le nazioni, che attraverso la sua opera riuscì a risparmiare dalla deportazione tanti suoi concittadini ebrei.
Nel suo toccante “Schindler’s List”, Steven Spielberg ha reso nota l’opera di Oskar Schindler, un valoroso tedesco, che durante la Seconda Guerra Mondiale si adoperò per salvare la vita a molti ebrei durante la Shoah.
In questo articolo vi parlerò di un’altra persona, con una storia meno conosciuta avvenuta proprio nella capitale del Terzo Reich: Otto Weidt, lo “Schindler di Berlino”.
Weidt e Schindler furono proprietari di fabbriche impiegate per la produzione militare della Wehrmacht, l’esercito tedesco. Entrambi scelsero di mettere a repentaglio la loro vita nel tentativo di salvare i propri lavoratori ebrei.
Sono stati insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni, la riconoscenza conferita ai non ebrei che si adoperarono per mettere in salvo anche un solo ebreo dalla deportazione. La Germania onora oggi i suoi 601 giusti nominandoli Stille Helden – Eroi silenziosi, ai quali sono dedicate numerose mostre nella capitale. Otto Weidt riuscì a salvare almeno sette persone, andando addirittura fino ad Auschwitz per cercare di riportare a casa alcuni di loro.
Nel nostro Tour di Berlino durante il Terzo Reich visitiamo anche la fabbrica di Otto Weidt, oggi diventata un museo e un memoriale (Museum Blindenwerkstatt Otto Weidt), ripercorrendo la sua storia e quella delle persone che riuscì a salvare.
Otto Weidt – Photo Gedenkstaette Deutscher Widerstand
UN GIUSTO A BERLINO – OTTO WEIDT E LA SUA FABBRICA PER CIECHI
Otto Weidt nacque a Rostock nel 1883, nella parte più settentrionale della Germania. Durante la gioventù perse la vista gradualmente e si trasferì a Berlino nel 1936 dove fondò la Blindenwerkstatt – Fabbrica per ciechi – Otto Weidt. Un’impresa per la produzione di spazzole e scope, che impiegava lavoratori forzati di origine ebraica, la maggior parte dei quali era ipovedente o sorda.
Otto Weidt si impegnò concretamente per garantire la protezione ai suoi lavoratori, procurando loro tutto il necessario per vivere e, soprattutto, corrompendo gli agenti della Gestapo affinché non venissero deportati. Quando si rese conto che la deportazione di tutti gli ebrei berlinesi sarebbe stata inevitabile, organizzò dei nascondigli per la loro clandestinità.
La fabbrica di Otto Weidt è situata nel quartiere ebraico di Berlino, all’interno del cortile Haus Schwarzenberg. È stata in parte conservata nel suo stato originario e può essere visitata. La mostra dipinge un quadro vivido di una situazione di vita costantemente minacciata da persecuzioni, deportazioni e violenze.
UNA FAMIGLIA EBREA NASCOSTA NELLA FABBRICA DI OTTO WEIDT
Otto Weidt organizzò diversi nascondigli a Berlino come quello per Alice Licht, la sua giovane segretaria e i suoi genitori, in un magazzino nel quartiere di Kreuzberg o quello per la famiglia Horn in una stanza della fabbrica.
Insieme ad alcuni amici fornì approvvigionamento e cure mediche agli ebrei clandestini anche durante i razionamenti dl cibo causati dai bombardamenti su Berlino.
La famiglia Horn, una coppia con due adolescenti, visse in condizioni molto difficili nella fabbrica durante diversi mesi, in una stanza senza finestra nascosta da un armadio. Furono però denunciati da una persona che aveva riconosciuto il padre della famiglia nell’ottobre 1943.
Il traditore, il cui nome è noto, lasciò Berlino alla fine della guerra e non sarà mai trovato, nonostante l’incessante ricerca dei sopravvissuti. Questa denuncia avrà come conseguenza la cattura dei quattro componenti della famiglia Horn e la scoperta degli altri rifugi.
Anche Otto Weidt fu arrestato dalla Gestapo ma venne rilasciato il giorno stesso, probabilmente perché aveva delle prove sulla loro corruzione.
OTTO WEIDT E LA SUA PERSEVERANZA
La famiglia Horn non poté essere salvata e fu deportata qualche giorno più tardi ad Auschwitz. Le loro tracce si perdono in quel campo di concentramento nel 1943.
La famiglia Licht, invece, fu inviata al ghetto di Theresienstadt – Terezin, nell’ attuale Repubblica Ceca. Otto Weidt riuscì a spedire più di 100 pacchi con cibo ad Alice Licht e ai suoi genitori per diversi mesi. Nella mostra del Museo Otto Weidt di Berlino vedremo alcune cartoline postali inviate dal ghetto ad Otto Weidt per ringraziarlo.
Grazie alla Croce Rossa Internazionale, Theresienstadt era il solo ghetto dove i contatti con l’esterno erano possibili. Le cartoline, prestampate, erano censurate e servivano alla propaganda nazista per nascondere la verità sulle condizioni di vita degli ebrei deportati.
Nel Maggio 1944 arrivò una cartolina scritta da Alice Licht alla fabbrica di Otto Weidt. Alice l’aveva lanciata dal treno che la trasportava, insieme ai suoi genitori, ad Auschwitz – Birkenau. Il testo, le cui parole sono mascherate per sfuggire alla censura, è un messaggio d’addio e ringraziamento al suo protettore.
Otto Weidt partì immediatamente per Auschwitz per cercare di ritrovare la famiglia Licht. Per i genitori di Alice, già anziani, il suo intervento arrivò troppo tardi mentre Alice fu trasferita nel campo di concentramento di Gross-Rosen e Otto Weidt raggiunse i cancelli anche di quel campo per carcare di aiutare Alice corrompendo qualche guardia.
Nel febbraio 1945, Gross-Rosen fu evacuato, Alice riuscì a fuggire e a tornare a Berlino.
Grazie all’ aiuto di Otto Weidt sopravvivrà e vivrà la fine della guerra nascosta nella casa di Otto e di sua moglie Elsa Weidt a Berlino.
LA STORIA DI UN EROE SILENZIOSO VIENE ALLA LUCE
Otto Weidt morì poco dopo la fine della guerra, nel 1947, e la sua storia cadde nell’oblio. È grazie ad una sopravvissuta, Inge Deutschkron che noi conosciamo questa storia e che Otto Weidt è stato riconosciuto come un giusto tra le nazioni.
Inge Deutschkron aveva 21 anni quando si nascose con la madre Ella per evitare la deportazione. Lei lavorava per Otto Weidt, il quale le procurò una nuova identità con dei documenti falsi. Inge e sua madre saranno nascoste da diversi Berlinesi fino alla fine della guerra. Diventerà giornalista e sarà lei a raccogliere le prove dell’aiuto di Otto Weidt e di sua moglie Elsa, scrivendo anche un’emozionante autobiografia dal titolo; “Io ho portato la stella gialla”.
Nel 1999, per caso, degli studenti di museografia scoprirono che le stanze della vecchia fabbrica di Otto Weidt erano vuote e vi organizzarono una mostra che chiamarono Blindes Vertrauen – Fiducia cieca. Finalmente nel 2004 fu possibile comprare l’edificio e rendere permanente la mostra.
Inge Deutschkron è una delle ultime testimoni dirette delle grandi sofferenze degli ebrei berlinesi durante il nazismo. Vive ancora a Berlino ed ho avuto la fortuna di incontrarla più volte.
DOVE APPROFONDIRE LA TEMATICA DEGLI EBREI A BERLINO
Topografia del Terrore: una mostra gratuita sita lì dove si trovavano la sede della Gestapo e delle SS.
Memoriale della Resistenza tedesca: questo museo e memoriale parla degli eroi silenziosi che lottarono contro il nazismo.
Nuova Sinagoga in Oranienburgerstrasse: può essere visitata e al suo interno ospita una mostra sugli ebrei berlinesi.
Memoriale degli Ebrei assassinati d’Europa: l’esposizione gratuita nel sottosuolo ripercorre la Shoah.
Museo ebraico di Berlino: in questo museo potrai conoscere la storia degli Ebrei tedeschi attraverso i secoli.
COSA VEDERE NEI DINTORNI DEL MUSEO
Il Museo di otto Weidt si trova a pochi minuti dall’Isola dei Musei e da Alexanderplatz. Scopri anche cosa vedere nel quartiere ebraico di Berlino, è un zona ricca di storia e di attrazioni.
COME VISITARE IL MUSEO DI OTTO WEIDT
Il Museo è situato al primo piano del famoso cortile interno Haus Schwarzenberg in Rosenthaler Strasse 39. L’esposizione è aperta tutti i giorni dalle 10h alle 14h e la visita è gratuita.
In metro: la linea U8 fermata Weinmeisterstrasse
In S-Bahn: fermata S – Hackescher Markt
A piedi: dall’Isola dei Musei o da Alexanderplatz
Con la nostra visita guidata di Berlino in italiano “Tour Terzo Reich”.